Veglie– Sono riusciti a entrare spalancando una saracinesca sul retro. Ma prima hanno dovuto valicare un muro di cinta altro tre metri e mezzo. Dire che fossero determinati, è poco.
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La fortuna, però, è stata dalla loro parte quando hanno dovuto superare il secondo ostacolo: quella serranda, che dà accesso al laboratorio, era stata soltanto abbassata, ma non chiusa con un lucchetto. E al quel punto è stato facile mettere in atto la parte terminale del piano, usando comune benzina.L’hanno cosparsa ovunque potessero, fino all’ultima goccia. Poi, hanno dato il via alle danze, fuggendo prima di essere travolti dalla loro stessa follia incendiaria. E prima, soprattutto, che qualcuno potesse scorgerne le sagome nel buio. A conti fatti, una ventina di bare in fiamme e altri danni nel locale, il magazzino di un’agenzia di pompe funebri di Veglie. Un “lavoro” rapido e deciso, un’intimidazione partorita da menti criminali che non ha un movente ancora del tutto chiaro, e sul quale stanno lavorando i carabinieri della stazione locale e della compagnia di Campi Salentina, già messi a dura prova, negli ultimi giorni, da un’escalation di attentati nel nord Salento. Di una cosa, però, sembrano già certi gli uomini coordinati dal maggiore Nicola Fasciano: il racket, in questo caso, è stato escluso a priori e non ci sarebbero neanche collegamenti con episodi recenti in altre zone del nord Salento, come, ad esempio, la clamorosa raffica di colpi di pistola contro una villa, un condominio e una ferramenta, esplosi tutti nella stessa notte a Trepuzzi. Insomma, bisogna sondare altri campi, ma quel che è certo è che è stata una vera e propria notte d’inferno, quella appena trascorsa, a Veglie. Ignoti hanno preso di mira il deposito dell’agenzia “San Giovanni” di cui titolare è Simone Bocconi, di 23 anni. Il quale ha riferito agli investigatori di non aver mai subito minacce. L’attività sorge in via Rossini, ma il magazzino volge su via Pacinotti. La stima approssimativa dei danni è, al momento, di 20, forse 30mila euro, ma è probabile che la cifra possa salire al termine dell’inventario. Il problema è che il giovane impresario non è assicurato. Una ventina sono state le bare andate in fiamme, su una cinquantina accatastate nel laboratorio. Alcune sono andate completamente carbonizzate. In più, le fiamme hanno ovviamente attecchito su ogni parte infiammabile possibile, fra altre suppellettili e tappezzerie, annerendo le pareti e rendendo l’aria irrespirabile. Non paghi, i malviventi hanno anche tentato di appiccare il fuoco al furgone posteggiato all’esterno, ma senza riuscirvi. L’atto intimidatorio è stato messo a segno fra mezzanotte e l’una. Quando il fumo ha iniziato a sollevarsi nel cielo e le fiamme sono state visibili anche all’esterno, alcuni residenti si sono accorti di quanto si stava consumando e sono partite le chiamate di soccorso. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco del distaccamento locale e i militari per avviare le indagini. L’elemento più prezioso in loro possesso sono i fotogrammi delle quattro videocamere di sorveglianza. I malviventi si sono accorti, a quanto pare, di una sola telecamera, spostandola perché l’obiettivo non fosse puntato verso di loro, ma forse non di un’altra, che potrebbe averli ripresi frontalmente. Sempre installata in giardino. Nelle prossime ore saranno estrapolate le immagini per cercare di’identificate il numero di persone che hanno agito, sperando magari di riconoscere volti noti negli schedari. Saranno vagliate anche altre videocamere di attività commerciali nelle vicinanze.
Tratto da “Lecceprima.it”