Veglie, veleno per topi nel caffè. «Aiuto, mia moglie mi avvelena»

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VEGLIE – Qualcosa nel caffè ce lo ha messo. Forse veleno per topi, oppure detersivo o chissà, diserbante. Fatto sta che un pensionato di 60 anni nel primo pomeriggio di ieri ha preferito non indugiare dopo il primo sorso del caffè preparato dalla moglie nella loro casa alla periferia di Veglie.

E nel giro di una mezz’ora è stato sottoposto ad una lavanda gastrica nell’ospedale “San Giuseppe” di Copertino. Il magistrato di turno, Francesca Miglietta, ed i carabinieri della stazione hanno stabilito di non adottare alcune provvedimento fino all’esito degli esami su quella tazzina di caffè rimasta quasi intonsa. E se le analisi di laboratorio dovessero dare esito positivo, la donna, di 55 anni, rischia una denuncia per lesioni gravi e finanche per tentato omicidio.
E’ successo tutto ieri pomeriggio verso le due e mezzo, alla fine del pranzo domenicale, quando la donna ha portato a tavola il vassoio con quattro tazzine di caffè: una per sè, l’altra per il consorte e le altre due per la figlia ed il suo compagno. Dopo il primo sorso l’uomo è rimasto di sasso: si è alzato senza dire una parola ed è andato via per raggiungere prima la guardia medica e poi l’ospedale di Copertino.
Il caffè aveva un sapore, un odore ed un colore diversi. Sgradevoli. Pungenti. E se ha temuto di finire nel lungo elenco degli uomini stramazzati con la tazzina del caffè in mano è anche per via di un rapporto coniugale ormai compromesso ed avviato verso la separazione. La moglie, tra l’altro, soffre di eccessi di ira che spesso necessitano di cure psichiatriche.
Ieri pomeriggio, infatti, è stata ricoverata in stato di agitazione nell’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce. I carabinieri hanno sequestrato la tazzina sospetta e le altre portate a tavola, nonché la caffettiera. Questa mattina il magistrato Miglietta incaricherà un esperto di effettuare gli esami di laboratorio. I risultati daranno l’impronta alle indagini ed alle eventuali contestazioni.
L’uomo intanto è rimasto in osservazione al “San Giuseppe”: non essendo nota la sostanza introdotta nella tazzina, occorre monitorare gli eventuali effetti scatenanti.

(Tratto da il Nuovo Quotidiano di Puglia.it – LECCE – Lunedì 19 Novembre 2014)

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