XYLELLA opp. Co.Di.Ro.?

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E’ PIU’ CORRETTO PARLARE DI “XYLELLA” O DI “Co.Di.R.O.” ?


C’e’ molta confusione su quello che sta accadendo agli ulivi salentini. Ad esempio, si dice per certo che gli ulivi siano stati attaccati da un batterio, chiamato “Xylella fastidiosa-varietà pauca.” che viene trasmesso da pianta in pianta da un comunissimo insetto, la “Sputacchina” (Philaenus spumarius). In realta’, fonti scientifiche ufficiali parlano di Co.Di.R.O. (Complesso Disseccamento Rapido dell’Olivo), ovvero un disseccamento delle chiome e danni al legno, dovuto ad un insieme di più fattori: alcuni studiosi citano parassiti come il rodilegno, attacco di funghi, danni  legati all’abuso di diserbanti ed alla carenza delle cosiddette “buone pratiche” agricole . Solo in una percentuale minore di piante di ulivo colpite da Co.Di.R.O. e’ stata individuata  la presenza del batterio “Xylella fastidiosa – var.pauca”. Questo batterio (ma di un ceppo diverso da quello salentino) e’ ritenuto invece la causa dei danni immensi procurati alla vite in California e agli agrumi in America Latina. Quindi, a tutt’oggi, anche per via della mancanza di trasparenza sui test effettuati, non è scientificamente provato che la Xylella sia la causa (o addirittura, la sola causa) del disseccamento degli ulivi salentini. Non si sa se una volta colpiti da Co.Di.R.O questi alberi muoiano o se si riprendano, non si conosce con certezza la causa del disseccamento, non si sa come combatterlo. Ciononostante, la Regione Puglia, che è al corrente dell’esistenza del Co.Di.R.O da circa tre anni – e che quindi nel frattempo avrebbe potuto effettuare indagini più approfondite – ha dichiarato molto presto che la causa del Co.Di.R.O. fosse il batterio, quindi ha dichiarato lo stato di emergenza, ed ha  affidato pieni poteri ad un Commissario Straordinario.

 

COSA SI STA FACENDO? E CON QUALI CERTEZZE?

 

Finora questa emergenza (compreso il contatto con Unione Europea) è stata diretta e coordinata dalla Regione Puglia e da enti scientifici del capoluogo regionale. Ci sono molti articoli sul tema “Xylella/Co.Di.R.O” e, accanto a quelli che sostengono le posizioni della Regione (la maggior parte), ce ne sono altri che svelano fatti preoccupanti: su un interessante articolo, scritto dalla giornalista M. Mastrogiovanni, si apprende che ci sono grandi perplessità sui metodi di analisi dei campioni e sulle conclusioni, dubbi che vengono avanzati sia dalla direttrice del C.R.A. (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura, ente di diritto pubblico del Ministero delle politiche agricole che raccorda tutti gli istituti di ricerca sull’agricoltura), sia dalla stessa Unione Europea, in base a due rapporti pervenuti al Comitato Permanente per la Salute (uno scritto dalla Efsa,European food safety authority,e l’altro dall’ Eurispes sulle agromafie, coordinato da Giancarlo Caselli) che hanno spinto la U.E. a frenare e a voler vederci chiaro.

 

Il piano regionale parla di 1 milione di ulivi contagiati e 30 mila piante da abbattere nella fase iniziale.. Ma secondo il rapporto ufficiale degli ispettori della D.G. S.A.N.C.O. (ovvero la Direzione Generale Salute e Consumatori della Comunità Europea) venuti a novembre del 2014 in Puglia, i campioni trovati positivi alla Xylella, sarebbero in realtà solo 242 (tra olivi e non) su un totale di 13.250 raccolti in un anno. Intanto, il piano fitosanitario stilato e regolarmente aggiornato dal Commissario Straordinario, procede: questo prevede (nel rispetto delle leggi europee in materia) innanzitutto l’attuazione delle così dette “buone pratiche agricole” (aratura dei suoli, potature, ecc.) e la creazione di zone “critiche”, tra le province di Lecce e Brindisi: una “zona cuscinetto”, in cui si taglieranno tutte le piante con segni di malattia o di possibile contagio finora individuate (e le piante ospiti lungo strade, fossi, ecc.); andando verso Sud, ci sarà una zona di eradicazione totale (in cui ci sarà taglio e distruzione di tutte le piante ritenute ospiti del batterio, nei campi, bordi stradali, parliamo di una fascia larga quanto la Puglia e profonda 15 chilometri…A quel che si capisce dai media, questa zona dovrebbe apparire come una specie di deserto…Ma il commissario straordinario smentisce); e infine la “zona infetta”, che corrisponde più o meno alla  la provincia di Lecce, dove si abbatteranno le piante nei focolai di infezione individuati; aratura dei campi e falciatura meccanica delle erbe, (potenziali ospiti della “sputacchina”) e, dopo aprile, uso forzato di insetticidi in tutti gli uliveti e frutteti. E’ previsto anche il blocco delle esportazioni di piante dai vivai salentini, con distruzione delle piante ospiti della Xylella. Gli espianti e i pesticidi saranno a carico degli agricoltori. Il piano viene regolarmente aggiornato, come detto prima, e al momento della scrittura di questo pezzo è probabile che alcune parti siano state modificate.

 

L’esperienza sul campo, però, sembrerebbe dimostrare che il disseccamento degli ulivi si possa arrestare o prevenire  semplicemente con le buone e vecchie pratiche agricole tradizionali: potare solo le parti secche, zappare il terreno per farlo arieggiare, irrorare tutto l’albero con poltiglia bordolese (un preparato a base di calce e solfato di rame sciolti in acqua), disinfettare il tronco con solfato di ferro e grassello di calce, usare solo concimi organici e niente pesticidi o diserbanti che sterilizzano il suolo e lo privano di autodifesa. Molti agricoltori testimoniano che i loro uliveti, se curati, stanno benone e mostrano segni di nuova vegetazione anche se parevano morti. A titolo di esempio, questo filmato: https://www.youtube.com/watch?v=ICHAvaelT30

 

Molti agronomi, ritengono che la “Xylella” sia un ospite (innocuo) e presente da sempre negli ulivi (i vecchi contadini chiamavano il disseccamento periodico “Lu siccu”) ma che la mancanza di cure e l’abuso di pesticidi e erbicidi abbiano aperto la strada ad un insieme di infezioni, di tipo fungino e batterico. Ma ancora la ricerca per la cura è affidata alla buona volontà dei singoli e ad alcune università come quella di Bologna (recentemente anche l’Università del Salento si è finalmente dato una mossa).

 

QUALI CONSEGUENZE AVRA’ QUESTO PIANO DI EMERGENZA?

 

Se gli abbattimenti dovessero essere massicci come si teme, il paesaggio salentino ne verrebbe gravemente sfregiato. Inoltre, la Sputacchina vive ovunque, anche nella macchia selvatica e nelle aiuole cittadine.  Irrorare insetticidi solo negli uliveti o nei frutteti, quindi, serve solo a danneggiarci inutilmente. In più, non è ancora ufficialmente provato che la “Sputacchina” sia l’unico agente di trasmissione del batterio, né che la “Xylella” sia la causa unica del disseccamento degli ulivi: alberi plurisecolari, rischiano l’abbattimento senza essere nemmeno certi che sia necessario.

 

Gli insetticidi poi (che i contadini dovranno pagarsi di tasca propria) uccideranno le api (che da sole impollinano il 70% dei vegetali che mangiamo), metteranno in ginocchio il settore dell’apicoltura; moriranno milioni di insetti: gli insetti nutrono molte specie animali, che a loro volta sono mangiati da predatori (falchi, volpi, ecc) e se si toglie il cibo di base, ci sarà un disastro a catena; gli insetticidi, avveleneranno i suoli, e le piogge trasporteranno questi veleni in falda, li berremo e li mangeremo nelle verdure. Inoltre, le aziende che producono agricoltura biologica perderanno il titolo di “biologico” per almeno 3 anni; il deserto degli ulivi espiantati allontanerà i turisti, che già iniziano a disdire le prenotazioni negli agriturismo (stiamo per diventare una specide di “Terra dei fuochi”, nell’opinione dei turisti). La nostra produzione olivicola di eccellenza subirà una batosta senza precedenti, a favore dell’olio di importazione. E i terreni vuoti, ormai improduttivi, potranno essere svenduti a speculatori senza scrupoli, usati come discariche abusive dalle mafie (chi controllerà cosa viene sepolto sotto?).Circolano in rete documenti con proposte di legge per impedire le speculazioni edilizie sui suoli, dopo le eradicazioni: ma essendo in Italia, ci permettiamo di non essere più tanto ottimisti. Si legge anche nella stampa, tra conferme e smentite, che si vorrebbero impiantare nuove varietà di ulivo, create all’estero, e  resistenti al batterio. 
Forse invece di eradicare e di spargere insetticidi, sarebbe ora di ripensare totalmente alla nostra agricoltura, rendendola competitiva sul piano della qualità, del giusto prezzo, della salute delle persone e nel rispetto dell’ambiente. Ne guadagneremmo tutti… Sarebbe anche ora di una MORATORIA nell’uso agricolo di prodotti ritenuti cancerogeni, come il glisolfate (nome commerciale Roundup); questi veleni, come ben spiega l’oncologo Prof. Serravezza, anche se usati in dosi “non pericolose” (così veniamo rassicurati…) si accumulano nel nostro organismo, e l’effetto combinato di tante piccole dosi, di tanti veleni diversi, tende a moltiplicarsi e rafforzarsi. Puntiamo su un’agricoltura di qualità, ne guadagnerà la nostra salute e il territorio. E anche la nostra economia: i turisti sicuramente non cercano da noi cibi al glisolfate…Né ulivi tranciati. E con tanti terreni agricoli abbandonati, una mano del governo perché i giovani inizino una sana e moderna agricoltura sarebbe l’ideale anche creare nuovi posti di lavoro.

 

 Alberto Gennari

 

 

                                                                                              

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