OLIO AFRICANO

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Sembrava un amaro ricordo del passato, e invece c’è di nuovo gente che emigra alla ricerca di lavoro. A mio avviso è inutile che gli esperti si scervellino per le politiche del lavoro; o concedere aiuti economici agli agricoltori affinché continuino a lavorare la terra; inutile organizzare incontri informativi sulla manutenzione degli uliveti, o i corsi sulla potatura; inutile investire sulla promozione e valorizzazione dei prodotti tipici locali; inutile lagnarsi dei giovani che trascurano gli uliveti ereditati dai nonni, o rammaricarsi per la scomparsa della trasmissione intergenerazionale delle conoscenze relative all’agricoltura.

Tutto inutile, se non si tutela concretamente il made in Italy. Già

nello scorso autunno circolava la notizia di un accordo tra l’Unione Europea e la Tunisia per l’importazione di settantamila tonnellate di olio d’oliva tunisino per il biennio 2016-2017. Operazione che se andasse a buon fine avvantaggerebbe sicuramente i grandi imbottigliatori, spesso abili prestigiatori nella miscelazione e nell’etichettatura; e sarebbe un sonoro schiaffone da parte degli europarlamentari nei confronti degli agricoltori pugliesi, quelli che ancora la terra la coltivano per davvero.

Sicuramente i nostri uliveti tradizionali non sono redditizi come i modernissimi impianti superintensivi, ma sono più adattati al clima e alle malattie. Impianti concepiti e funzionanti dai tempi dell’antica Roma sino ad oggi; ancora oggi, in particolare durante l’annata olearia in corso, a dispetto di tutti i catastrofismi relativi al disseccamento.

E poi i nostri uliveti hanno un valore paesaggistico innegabile, che avvantaggia il settore turistico; in una parola sono dei monumenti, monumenti di un rapporto uomo-natura millenario. Un valore paesaggistico che gli economisti dovrebbero in qualche modo stimare, e di conseguenza i governanti dovrebbero sostenerne economicamente la sopravvivenza.

Pertanto inviterei tutti i pugliesi a manifestare vivamente disappunto per l’importazione dell’olio tunisino, a chiedere ai partiti politici che li rappresentano di curare concretamente gli interessi della nostra economia e del nostro territorio. Affinché a fine mese l’accordo per tale importazione venga bloccato.

Dott. Fabio Coppola

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