Conferenza dal tema “Il disagio giovanile nel tempo dei social”

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L’oratorio “San Domenico Savio” nella Parrocchia SS. Rosario, organizza una conferenza-dibattito dal tema: “Il disagio giovanile nel tempo dei social”. L’argomento è ancora più attuale nel sottotitolo. Sono sempre di più infatti i giovani, e non solo, che si affidano agli “amici” virturali per cercare conforto o aiuto per risolvere un disagio. “Quando gli “amici” di facebook non ti salvano la vita” vuole essere una provocazione e un monito a cercare aiuto nelle persone giuste e non nel primo che capita.

Di seguito riporto un interessante articolo pubblicato qualche tempo fa sul sito: www.studiokoru.it

“Nel parlare di Disagio Giovanile ci si riferisce al periodo in cui i giovani attraversano la fase adolescenziale manifestando in qualche modo segnali di irrequietezza: parliamo del periodo che grossomodo va dai 13 ai 20 anni, con molte oscillazioni individuali.

L’adolescenza è caratterizzata da molti cambiamenti sia a livello fisico che psicologico: il corpo dei ragazzi in questa fase inizia a maturare, a volte non in maniera molto armonica e questo può determinare delle problematiche di accettazione. A livello psicologico la modalità di pensiero operatorio viene conquistata in modo definitivo, quindi si possono fare con competenza ragionamenti del tipo “se…allora”, cosa preclusa in tutto o in parte ai bambini fino ai 12 anni.

Per affrontare con successo i compiti evolutivi dell’adolescenza, i giovani utilizzano gli strumenti che gli vengono forniti, che si basano sull’educazione ricevuta e sulle modalità relazionali apprese, e gli stimoli ambientali che hanno a disposizione, situazioni che frequentano, gruppi di amici.

L’adolescenza è la fase in cui il giovane si crea una propria personalità  e questo implica il distanziarsi dai genitori, visti finora come i depositari assoluti di sapere e potere, e l’entrare progressivamente nella società da individui singoli.

La vergogna per un corpo che è cambiato e viene percepito come una forma definitiva invece che in trasformazione, la paura di sperimentare le proprie emozioni nelle relazioni interpersonali, l’ansia di non essere all’altezza, di non farcela, sono queste le preoccupazioni e le difficoltà di questa fase di vita.

Oggi molti giovani faticano a sviluppare un progetto di vita, vivono schiacciati sul presente, passando da un’esperienza frammentaria all’altra, senza riuscire a costruire un senso comune per la loro esistenza.

Molti ragazzi incontrano delle difficoltà lungo il percorso scolastico. Sono parecchi infatti quelli che abbandonano la scuola precocemente.

Si evidenzia sempre più la fragilità della famiglia e, accanto ad essa, la frammentazione della comunità locale.

Tutto questo porta i giovani a manifestare un enorme e a volte drammatico bisogno di ascolto e di trovare figure adulte significative a cui rivolgersi.

Disattendere questo bisogno può condurre, nei casi più gravi, a disagi di tipo patologico (suicidio, tossicodipendenza, alcolismo, disturbi alimentari, bullismo); nei casi meno gravi impedisce comunque la piena consapevolezza delle proprie potenzialità in ambito familiare, scolastico e professionale, creando le premesse per la comparsa di situazioni di disagio.

Quali sono i campanelli d’allarme che  genitori e insegnanti dovrebbero allenarsi a tenere monitorati?

Tristezza, pianto, stanchezza, svogliatezza, aumento o diminuzione di sonno, aumento o diminuzione dell’appetito, cambiamenti repentini di umore, irritabilità, litigiosità, mutismo, riduzione dell’autostima, assenza di progettualità, allusioni alla morte nei temi e in altri scritti, diminuzione della capacità di concentrarsi e prendere decisioni, noia, calo dell’attenzione.

Quando questo disagio comincia a manifestarsi, i giovani possono cercare una facile soluzione in uno degli aspetti più prominenti della loro realtà quotidiana: il computer, internet, i social network.

Le difficoltà emotive e relazionali vengono evitate rifugiandosi in un mondo dove non si deve mostrare il proprio corpo inadatto o le proprie reazioni emotive incontrollate. La rete si presenta come via di fuga ideale per eludere il passaggio evolutivo dell’adolescenza.

L’uso eccessivo della Rete porta progressivamente a difficoltà soprattutto nell’area relazionale dell’individuo: gradualmente diventa sempre più difficile avvicinare un coetaneo sconosciuto per fare amicizia, perché si viene sopraffatti dal timore di inadeguatezza, questo a sua volta fa innescare un circolo vizioso di progressivo evitamento delle situazioni sociali reali a vantaggio di quelle virtuali.

Il ragazzo viene assorbito totalmente dalla sua esperienza virtuale, restando “agganciato” alla rete e rischiando anche gravi episodi dissociativi.

Come si può cercare di interrompere, anzi di prevenire questa spirale discendente?

Sviluppare e sostenere alcuni fattori protettivi può essere la direzione giusta in cui muoversi, cercare quindi di rinforzare le competenze individuali, cognitive, affettive e relazionali, promuovere la coesione della famiglia e la buona qualità della comunicazione in essa, ricercare la presenza di adulti “significativi” diversi dalle figure genitoriali (allenatori, educatori), cercare di affiancarli nello sviluppo di possibilità concrete di passare a condizioni di vita adulta (scelta del corso di studi, o dell’inserimento nel mondo del lavoro).

Questi aspetti costituiscono anche una valida alternativa al facile rifugio nella rete: “se il mio disagio non viene riconosciuto da papà e mamma, devo cercare risposte altrove”. L’attenzione e la predisposizione all’ascolto rendono la figura genitoriale più disponibile alla richiesta anche “mascherata” d’aiuto che parte dal giovane. L’essere adulti di riferimento significa questo, essere un punto su cui il ragazzo può fare affidamento quando si trova in difficoltà emotiva o relazionale. “

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