SCANDALO NAZIONALE – Comitato Ambiente Sano

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Quello che sta accadendo a Veglie ha dell’incredibile. Una ditta locale nel 2011 presenta una domanda al Comune per realizzare un nuovo impianto per il recupero di rifiuti speciali inerti, con capacità di recupero complessiva superiore a 10 tonnellate/giorno.

Il progetto prevede il recupero di rifiuti costituiti da laterizi, intonaci, conglomerati di cemento armato, comprese traverse e traversoni ferroviari e pali in calcestruzzo armato provenienti da linee ferroviarie, telematiche ed elettriche, conglomerato bituminoso, frammenti di piatte per il tiro al volo…ecc.

Il progetto è stato seguito, nel suo lungo iter amministrativo, non solo dal nostro

Comitato ma anche da alcune forze politiche, libere e sensibili ai problemi ambientali, da imprese confinanti e da semplici cittadini. Un po’ meno dall’Amministrazione comunale tutta. In cinque anni – tanto è durato il percorso amministrativo – non è dato avere nessun atto ufficiale né di Consiglio Comunale né di Giunta su tale progetto.

Nessuno aveva pregiudizi nei confronti del progetto, ma particolare attenzione è stata posta affinché Veglie non divenisse la pattumiera del Salento.  Essendo un progetto di un’impresa privata, assoggettata a legge di mercato, avevamo il dovere di controllare il rispetto della legge e delle procedure, il suo impatto ambientale e la sua influenza sulla salute dei cittadini. Né basta sostenere che con esso si possono eliminare le discariche abusive, in quanto per il conferimento si pagherà (chi abbandona rifiuti in discariche abusive è disposto a farlo?).

Il progetto doveva ottenere autorizzazioni dalla Provincia, dalla Regione Puglia e dal Comune di Veglie. Non potendo raccontare tutto in questo comunicato, possiamo affermare, e dimostrarlo, che l’iter è stato tortuoso, poco trasparente ed ha un esito non ancora scontato ma davvero paradossale.

Portiamo a conoscenza dei cittadini, per ora, due fatti amministrativi, uno a responsabilità della Provincia e uno a responsabilità del Comune di Veglie, che a noi appaiono anomali:

1)      Con molte prescrizioni, la Provincia di Lecce dichiara la non assoggettabilità a VIA del progetto il 27 settembre 2012. Il provvedimento era valido per tre anni. Pochissimi giorni prima della scadenza dei tre anni, con nota integrativa del 14/10/2015, la ditta chiarisce alla Provincia il mancato inizio dei lavori entro il 28 settembre 2015 così: “Il giorno dopo, in data 24/09/2015 la ditta richiedeva Permesso di Costruire per la realizzazione della piazzola per il deposito dei rifiuti e gli impianti di smaltimento delle acque meteoriche e si è in attesa del rilascio da parte del Comune di Veglie”.  Cioè, in breve, sono passati i tre anni e i lavori non sono iniziati perché solo quattro giorni prima della scadenza prevista dalla Determinazione Dirigenziale n. 2107 del 28/09/2012 la ditta ha fatto la richiesta giusta per ottenere i titoli edilizi abilitativi.  La Provincia, senza chiedere informazioni al Comune sullo stato dei luoghi dopo tre anni (che ben poteva essersi modificato), concede la proroga;

2)      La ditta, nel dicembre 2013, utilizza il DPR n. 59/2013 per chiedere una Autorizzazione Unica Ambientale (AUA) sia per l’impianto di inerti e sia per il rinnovo dell’autorizzazione per altri 15 anni di un bitumificio. Il Comune di Veglie aveva il dovere di verificare i titoli edilizi dei due impianti. Solo in sede di conferenza dei servizi, nel 2014, altri si accorgono che la DIA per la realizzazione di una piattaforma di 1800 mq, in calcestruzzo, necessaria per la discarica, da realizzare in zona agricola (all’interno di una cava), era scaduta. Anche la presentazione, in tutta fretta, di una SCIA è dichiarata inammissibile perché l’Ufficio tecnico comunale sostiene che ci vuole un permesso a costruire. La ditta richiede il permesso a costruire il 24 settembre 2015, ma la pratica rimane ferma per mesi senza istruttoria e senza provvedimento finale.

Conclusione: il 17 marzo 2016, previa diffida al comune, la ditta inizia i lavori per la piattaforma, avvalendosi del silenzio-assenso. I lavori sono in fase molto avanzata.

Siamo venuti a conoscenza di questa situazione da qualche giorno, pur avendo chiesto l’accesso agli atti agli inizi di marzo (concessoci solo il 6 maggio u.s.).

Ci sembra un caso unico in Italia. Non conosciamo altro caso per cui un impianto per discarica e recupero di inerti sia stato realizzato mediante l’istituto del silenzio-assenso, senza alcun controllo circa la conformità del progetto a tutti i requisiti urbanistici ed edilizi. Certamente ci sono responsabilità molto gravi e pesanti ma non spetta a noi individuarle. Di questo sono state informate le autorità competenti.

La presente nota, oltre che alla stampa e ai siti locali, è inoltrata al Prefetto di Lecce, al primo ministro Renzi, ai ministri Galletti e Del Rio, al presidente Emiliano, al presidente Gabellone e al sindaco di Veglie.

I cittadini di Veglie sappiano che, per le modalità con cui si sta realizzando questo impianto privato, nessun vantaggio andrà alla comunità locale, che gli errori e i silenzi degli amministratori locali (maggioranza e minoranza) sono stati e sono imbarazzanti, che le tante promesse di opere compensative (rondò per lo scorrimento del traffico indotto dalla discarica, sconti per il conferimento, …ecc.) sono rimaste e rimarranno lettera morta e che i controlli, perché l’impianto da discarica per inerti oggi non diventi qualcosa d’altro domani, sono una chimera.

Se non si è riusciti a concludere con un provvedimento, positivo o negativo, della pubblica amministrazione locale una pratica per un progetto così impegnativo per il territorio, vuol dire che a Veglie la situazione è davvero grave.

Veglie 29.5.2016

IL COMITATO AMBIENTE SA

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