(In foto: Giovanni Parente) Ho letto, attraverso un comunicato postato su facebook, che il 5 ottobre u.s. l’Amministrazione Comunale, rappresentata dal Presidente del consiglio Comunale sig. Cacciatore Luca, ha attribuito “importanti riconoscimenti ai familiari degli ex combattenti di Veglie” e per l’occasione si ringraziava un amico “ per i momenti emozionanti che ci ha regalato e per il continuo impegno profuso per mantenere sempre attivi questi importanti serbatoi culturali.”
Pur considerando ammirevole l’iniziativa di mantenere viva la memoria, verso quanti hanno dato il loro contributo alla difesa del nostro paese, con celebrazioni che ne
ripercorrono il ricordo e le gesta, trovo singolare che tali iniziative vengano postate sui social, con corredo di selfie, solo a manifestazioni avvenute, in maniera del tutto autocelebrativa.
Gestire in tal modo la storia del nostro paese è stato infelice, per non dire inopportuno, ma sicuramente per niente istituzionale.
Le scelte difficili e coraggiose dei nostri combattenti dovevano rappresentare un momento di riflessione, con l’intera comunità vegliese, per capire il comportamento di quei ventenni figli della nostra terra,chiamati a combattere; bisognava sottolineare la necessità di proporre come esempio, per le nuove generazioni, l’attaccamento forte all’idea di Patria di quei ragazzi, oggi sempre più indebolito.
L’iniziativa, secondo me, e stata gestita in maniera superficiale, poiché ha escluso dalla commemorazione importanti protagonisti di quella dolorosa pagina di storia.
Sono rammaricato perché da quella memoria è stato cancellato il ricordo di mio padre Raffaele Parente, classe 1921, arruolato nel 9° Reggimento Artiglieria d’Armata, catturato dai nazisti in Grecia il 9 settembre 1945 e deportato nel campo di concentramento di Falkenau in Germania, dal 1943 al 1945. In data 27 gennaio 2015, con una solenne cerimonia, espressamente organizzata dal Prefetto di Lecce Dott.ssa Giuliana Perrotta presso il museo storico della Città di Lecce, gli è stata conferita la Medaglia d’onore conferita dalla Presidenza della Repubblica, come riconoscimento al coraggio per il rifiuto di sottomettersi ai tedeschi che in cambio della sua liberazione lo invitavano ad arruolarsi nelle forze armate della Repubblica Sociale Italiana.
Sono davvero addolorato e deluso che la vicenda di mio padre, pur essendo a molti nota, non abbia suscitato nessuna attenzione e nessuna riflessione negli attuali amministratori.
In particolare, il Presidente del Consiglio comunale Sig. Cacciatore Luca,ben informato dell’ avvenimento, in più occasioni ha assunto personalmente l’impegno di omaggiare degnamente e ricordare come esempio per tutti un figlio di questa terra.
Voglio sperare che non ci siano state altre esclusioni, poiché una memoria mutilata, oltre a non dare il senso della completezza della partecipazione, mortifica le famiglie, che si sentono private del ricordo dei loro cari, allontana la cittadinanza dalla vita sociale e isola le classi dirigenti, che si sono assunte la responsabilità di governare la comunità.
Nella convinzione che tale vicenda non sia stata premeditata, mi auguro che intorno alla commemorazione dei combattenti e di tutti quelli che hanno subito deportazioni, e privazioni della libertà, ci sia una più ampia condivisione e un maggiore coinvolgimento di tutta la cittadinanza. E’ responsabilità della politica e delle istituzioni, mantenere viva la memoria di quelle pagine drammatiche e dolorose della storia del nostro paese, e trasmetterla alle nuove generazioni.
Veglie li 18/10/2016
Giovanni Parente