Mi sono pervenute più segnalazioni e richieste di chiarimenti in merito ad un tuo intervento in Consiglio Comunale del 19 aprile 2018 in merito ad una vicenda amministrativa di 20 anni fa, l’acquisizione al patrimonio comunale di una zona di 16 ettari, denominata “macchia di Lupomonaco”.
I consiglieri di minoranza hanno presentato una interpellanza, molto corretta e opportuna, su un progetto privato per un insediamento di un distributore di carburante su un terreno confinante con “la macchia Lupomonaco”. Riporto integralmente la tua risposta:
“Prima di risponderle tecnicamente per quanto riguarda quello che mi ha sottoposto l’Ufficio, e quindi tutti i termini richiamati nell’interpellanza, volevo solo dirle, Consigliere, che il SIC, il Sito di Interesse Comunitario, è un punto di una direttiva che noi abbiamo acquisito nel ‘92 attraverso il Consiglio Europeo. Perché le ho detto questo? Perché quando quella Macchia fu acquisita nel ‘98 dall’allora Amministrazione c’era già un vincolo che non era solo di una direttiva del ‘92, ma questa direttiva fu fatta Legge nel ’97, Legge Presidenziale, dal Presidente della Repubblica. Questa direttiva della CEE allora cosa diceva? Diceva che gli habitat – e quello è un habitat naturale – specialmente quelli selvatici e semi selvatici dovevano avere una salvaguardia sia della flora che della fauna. Non so come mai allora non fu assolutamente preso in considerazione questo dato e investimmo 180 milioni delle vecchie Lire di appartenenza delle casse comunali e 600 milioni con la Cassa Depositi e Prestiti. Da allora si sono susseguite varie vicende, fino ad arrivare – e poi vengo al compito di cui era l’oggetto, mi permetto di poter fare questo inciso, cortesemente – dopo vari periodi si è arrivati nel 2004, quando fu fatto un sopralluogo da parte dell’Università degli Studi di Lecce – Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche e Ambientali, sotto firma del Professore Silvano Marchiori. Dopo aver elencato tutte quelle che erano le specie protette, finisce così: <Da quanto detto risulta evidente che tale area merita adeguata tutela per la realizzazione di insediamenti industriali o artigianali, è preferibile utilizzare aree di maggior valore economico ma di minor valor ambientale>. Cioè anche questa ispezione fatta sul territorio di allora, nel 2004, aveva lasciato ampia discussione su quell’area. Ma la mia precisazione era quella di capire come mai determinate situazioni stabilite da una Comunità Europea non vengono prese in esame prima dell’acquisizione, si porta un paese ad erogare quasi un miliardo di Lire … e qui mi fermo!” (dalla DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE numero 22 del 19/04/2018).
In questa risposta, in poche righe in verità, c’è un concentrato incredibile di errori e di superficialità.
– “il SIC, il Sito di Interesse Comunitario, è un punto di una direttiva che noi abbiamo acquisito nel ‘92 attraverso il Consiglio Europeo”. La macchia Lupomonaco nel 1992 certamente non era SIC (sito di interesse comunitario). Né lo è stato, almeno fino a quando sono stato amministratore anch’io, cioè fino al 2014. Nel leggere questa tua affermazione mi sono quasi illuso che fossi stato tu così bravo da essere riuscito a farla diventare SIC. Ho cercato sul sito del Ministero e nell’ultimo aggiornamento dei siti SIC (Link)
(DECISIONE DI ESECUZIONE (UE) 2018/37 DELLA COMMISSIONE del 12 dicembre 2017 che adotta l’undicesimo aggiornamento dell’elenco dei siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica mediterranea) la macchia di Veglie non c’è: ci sino SIC di dimensioni anche piccolissime ma non la macchia di Veglie che unita a quella dei Rizzi è davvero un patrimonio ambientale prezioso;
– “non so come mai allora non fu assolutamente preso in considerazione questo dato”: fai riferimento alla Direttiva 92/43/CEE “Habitat” del 21 maggio 1992 e al suo recepimento avvenuto in Italia nel 1997 attraverso il Regolamento D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357 (modificato ed integrato dal D.P.R. 120 del 12 marzo 2003) e dai per scontato che queste dovevano essere applicate alla nostra zona. Ma non è così per due motivi:
o sulla zona in questione, il 2 settembre 1998 (data di approvazione da parte della Giunta comunale del verbale di cessione bonaria della zona (Del. Giunta Com. n. 334), non vi era alcun vincolo legislativo, anzi nel “verbale di stato di consistenza e presa di possesso degli immobili occorrenti per l’attuazione del Piano per gli insediamenti produttivi di via Bosco (zona seminidustriale)”, datato 30 gennaio 1998, ore 11, prot. n.1410 del 2 febbraio, il tecnico incaricato e due testimoni che sottoscrivono, dichiara che ha “proceduto al rilevamento dello stato di consistenza degli immobili appresso indicati nell’allegato “A” e che la zona risulta “pascolo cespugliato e seminativo” (cfr. allegato alla presente lettera). Altro che habitat naturale, come tu affermi; o anche la Legge Regionale n. 30 del maggio 1990 fu attentamente esaminata prima di procedere all’acquisizione dell’area ma la zona non era soggetta a questa legge perché all’art. 2, co. 2, recita: “…nelle aree destinate ad insediamenti turistici, artigianali ed industriali sono consentiti gli interventi urbanistici esecutivi (…) che risultino approvati alla data di entrata in vigore della presente legge”. Come ben sai (o come dovresti sapere) il Consiglio Comunale, con delibera n. 99 del 6 dicembre 1988, all’unanimità e senza modifiche sulla ubicazione nella zona della macchia di Lupomonaco, ha riadottato i Piani di insediamenti Produttivi. L’amministrazione Greco ha semplicemente eseguito, dieci anni dopo, quello che urbanisticamente le precedenti amministrazioni avevano già deliberato (cfr. scheda n.1 allegata alla presente lettera);
– “investimmo 180 milioni delle vecchie Lire di appartenenza delle casse comunali e 600 milioni con la Cassa Depositi e Prestiti”. Cifre citate a caso, in una sede ufficiale. La Giunta Comunale, con delibera n. 334 del 2 settembre 1998, ha approvato contemporaneamente il verbale di cessione bonaria e determinato di pagare L. 130.000.000 entro il 10 settembre 1998 (mandato dell’8 settembre 1998) e L. 620.000.000 non appena sarebbe pervenuta la somma dalla Cassa DD.PP. e, comunque non oltre il 10 ottobre 1998 (la Cassa accredita il 17 settembre 98, il mandato è stato emesso il 21 settembre 98). Il totale è di L. 750 milioni e non “un miliardo di lire”. Ma il punto non è questo. Il punto è la valutazione di un bene la cui acquisizione al patrimonio comunale è stato un ottimo affare per il Comune per il costo pagato (16 ettari sono stati pagati 5.000 mila lire al mq, cioè € 2,5 attuali; un lotto nell’attuale zona PIP costa € 31, 01 al mq, anche se urbanizzato);
– “si è arrivati nel 2004, quando fu fatto un sopralluogo da parte dell’Università degli Studi di Lecce – Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche e Ambientali, sotto firma del Professore Silvano Marchiori”: no sindaco! L’Università di Lecce e i proff. Marchiori e Medagli sono a Veglie per la macchia già nel maggio 1999 (verbale allegato alla presente lettera) per trovare una soluzione che mettesse insieme la grande realizzazione di un parco pubblico e la realizzazione dell’area PIP nella parte bassa della zona a gariga. E questo grazie anche alla sensibilità della Lega Ambiente di Galatone, sollecitata e attentamente seguita dal nostro meritevole concittadino Fabio Coppola.
E anch’io mi fermo qui…
Dal 2000 al 2014 sono pronto a raccontarti, documentando sempre tutto, le vicende amministrative intorno a questo bene immobile, i miei interventi e i tuoi silenzi…ma qui sarei fuori tema.
Mi preme dirti, infine, che il cuore di questo mio intervento non è solo quello di fare chiarezza, con la dovuta documentazione, sulle tue affermazioni circa il passato. Questo interessa solo nella misura in cui fa luce sul nostro presente. E su questo è utile dirti che:
– per il Comune la cosiddetta macchia è un bene dal valore inestimabile. Siccome, dopo 18 anni che siedi in consiglio comunale e dopo tre anni che fai il sindaco, non sai come valorizzarlo e come farlo diventare un bene che migliora la qualità della vita dei vegliesi, non puoi riscrivere o farti riscrivere la storia di un bene immobile come ti pare e piace;
– Il vuoto di progettualità della tua amministrazione si scontra con la attenzione e la voglia di partecipare di associazioni, gruppi e singoli cittadini che in questi anni hanno posto tanta attenzione su questo bene. E in questi anni molte sono state le proposte e le indicazioni di progetti per attingere a finanziamenti regionali, nazionali ed europei. Basta consultare gli interventi a riguardo sui siti locali. La tua amministrazione, invece, ha respinto, da quello che mi consta, qualsiasi tentativo di partecipazione e coinvolgimento dal basso. I beni comuni sono “comuni”, non di otto persone più uno che sta a capo;
– L’art. 54 della Costituzione Italiana recita: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”. Il rinvio continuo al passato quando un cittadino rileva carenze, errori, silenzi, rinvii, superficialità…alla tua maggioranza e al tuo modo di fare il sindaco non ti fa certamente “onore” né è segno di “disciplina” per il raggiungimento del bene di tutti.
Concludo dicendoti che anche se vi sono otto consiglieri che, due per gamba, tengono in piedi la tua poltrona, la responsabilità, di questo tuo isolamento dai problemi reali del comune e del modo superficiale con il quale i problemi vengono affrontati, è solo e soprattutto tua e non ha senso tentare di scaricarla su quanto si pensa sia avvenuto vent’anni fa.
Saluti.
Antonio Greco
p.s.
Per documentazione ti allego:
– Copia verbale di consistenza e presa di possesso del 1998;
– Scheda completa della vicenda macchia fino a quando sono stato sindaco (22 novembre 1999);