Ho seguito con molto interesse, ovviamente, il dibattito nato intorno alla riforma della prescrizione nel nostro sistema penale e, letto l’intervento del Dott. Calcagnile pubblicato qualche giorno fa, volevo proporre alcune osservazioni in merito alla riforma che, considerato il tecnicismo della materia, giustamente sfuggono a molti.
Le mie brevi considerazioni non vogliono innescare alcuna polemica e, soprattutto, sono scevre da qualsivoglia carattere politico; sinceramente non mi interessa chi ha proposto la riforma ma il suo contenuto e il ragionamento che c’è stato alla base della stessa.
COS’ È LA PRESCRIZIONE
A differenza di quanto comunemente si pensi, anche a causa del generico messaggio trasmesso dai media, la prescrizione è un istituto giuridico antichissimo posto a difesa della collettività intera poiché impedisce a ciascuno di noi di essere accusato di fatti che risalgono a tanti anni prima e per cui non avremmo più la possibilità di difenderci proprio a causa del decorrere del tempo che rende ricordi e ricostruzione degli episodi troppo difficili. In questo quadro la prescrizione diventa uno stimolo per lo Stato affinchè agisca con solerzia nell’esercizio dell’azione penale e non rimanga inerte in danno, soprattutto, della parte offesa.
UNA RIFORMA SBAGLIATA
L’emendamento del Ministro Bonafede prevede la sospensione della prescrizione dopo il primo grado di giudizio ed esprimere riserve su di esso non equivale in automatico a schierarsi per l’impunità, anzi. Né la sua entrata in vigore rischierebbe di diminuire il lavoro degli avvocati (come qualcuno pensa erroneamente), semmai accadrebbe il contrario. Bisogna, invece, ben tenere a mente che:
1) Sulla base di dati obiettivi e non contestati, il 70% dei procedimenti penali che si definiscono in Italia con la prescrizione sono ancora nella fase delle indagini preliminari (gestite dal Pubblico Ministero e non dall’indagato) e nel restante 30% dei casi, i termini di prescrizione maturano con maggiore frequenza fra la decisione di primo grado e quella di appello, mentre è percentualmente irrilevante – poco più dell’1% – l’incidenza della prescrizione in Cassazione. E’ dunque evidente che la riforma nella gran parte dei casi risulterebbe inutile e non operativa.
2) qualsiasi richiesta difensiva che punti al mero scorrere del tempo ai fini della maturazione della prescrizione incontra già oggi gli opportuni rimedi della sospensione del decorso del relativo termine;
3) nel caso che la sentenza di primo grado sia di assoluzione, la pendenza giudiziaria a tempo illimitato precluderebbe la partecipazione a un concorso pubblico, rendendo di fatto impossibile ricevere incarichi di lavoro o ostacolando l’adozione di un bambino. In questi casi, se e quando il processo con termini di prescrizioni dilatati avrà una definizione, quelle possibilità saranno escluse per sempre, per via dell’età nel frattempo raggiunta dall’interessato.
4) i tempi della giustizia diverranno ancora più lenti di quelli attuali, già di per sé interminabili.
SOLUZIONI
Le tante pronunce di prescrizione non sono imputabile all’essenza di tale istituto giuridico ma all’assetto del nostro farraginoso sistema giudiziario e la riforma in questione pare essere l’ennesima scorciatoia che partortià il solito topolino. Poiché la prescrizione, spesso, si matura a causa dell’inerzia del PM o per i rinvii dei giudici (tra un udienza ed un’altra può passare anche più di un anno), anche perché costretti ad estenuanti carichi di lavoro, la soluzione da sempre auspicata dagli operatori di diritto sta in una riforma strutturale del codice di procedura penale e del codice penale e ad un aumento del personale impegnato nella giustizia affinchè possa in maniera più celere smaltire l’enorme mole di lavoro a cui è sottoposto.
Ogni profonda riforma richiede però enorme studio, capacità e grandi competenze e capisco come sia più facile per ogni forza politica che si cimenta cercare di risolvere i problemi attraverso semplici vie alternative.
Ho cercato di essere più breve possibile anche sbagliando poiché un simile argomento non può di certo esaurirsi in poche righe ma spero di aver comunque destato l’attenzione su una questione che può sembrare così lontana dal quotidiano vivere di ognuno di noi ma può, prima o poi, vederci inaspettatamente protagonisti.
Avv. Paolo Meleleo