Le foto delle natura possono mitigare la frustrazione temporanea
Il ventuno marzo inizia la primavera, giorno dell’equinozio in cui luce e buio hanno la stessa durata. Successivamente le giornate si allungano. Per alcuni animali finisce il letargo, gli uccelli migratori tornano dai paesi caldi dove hanno svernato. Per le piante inizia la ripresa vegetativa, la fioritura, simbolo nell’arte di vita, prosperità, fecondità, della forza rinnovatrice della natura. Non è un caso che il giorno di Pasqua venga stabilito sempre nella prima domenica dopo il plenilunio successivo al ventuno aprile. Nell’uomo la bella stagione aumenta la voglia di stare all’aperto, nelle aree verdi, apportando benefici per la salute. La luce solare favorisce la produzione di melatonina e serotonina, neurotrasmettitori che contribuiscono al buon umore. L’esposizione al sole determina una riduzione del colesterolo, la fissazione del calcio nelle ossa, e l’aumento del livello di testosterone in entrambi i sessi, accrescendo la carica sessuale. I boschi rilasciano ossigeno e monoterpeni, sostanze che stimolano il nostro organismo a produrre cellule natural-killer, con funzione antitumorale. Diverse piante propagano nell’aria olii essenziali, utili al benessere psico-fisico. La nostra vista costretta alla distanza ravvicinata con tv, pc, telefonini, rilassa il cristallino con la visione a lunga distanza all’aperto. Il verde è il colore più rilassante per gli occhi. Inoltre ammirare piante, fiori, e paesaggi fa attivare le aree cerebrali della ricompensa e del piacere. L’attività fisica svolta all’aria aperta stimola la produzione cerebrale delle endorfine, sostanze con azione euforizzante e antidolorifica. Nelle aree verdi la nostra attenzione riceve meno stimoli rispetto ai centri urbani, pertanto avviene una riduzione del rilascio di cortisolo, l’ormone utile ad affrontare lo stress. Il rumore di traffico e macchinari causa aumento di pressione arteriosa, della frequenza cardiaca e irritabilità, mentre il silenzio della natura porta ad una loro riduzione, consentendo anche la conservazione della salute dell’udito nel tempo. Le popolazioni che vivono nel deserto conservano un’ottima capacità uditiva fino a tarda età. L’uomo come gli animali tende a preferire le aree verdi poiché in esse c’è vita e quindi anche cibo. Quest’anno fuori dalle nostre case assistiamo ad una “primavera silenziosa”, utilizzando come definizione il titolo dell’opera di Rachel Carson, madre spirituale di molti vecchi ambientalisti; la permanenza in casa come mezzo indispensabile per contrastare la pandemia di Covid-19. Viene in mente “Germinal”, il racconto di Emile Zola sulle condizioni di vita dei minatori. Nella miniera lavoravano anche i cavalli, che a differenza degli operai una volta scesi in miniera non ne uscivano più, se non quando morivano o diventavano inabili al lavoro. L’autore descrive l’incontro tra un vecchio cavallo e un altro appena sceso in miniera. Annusandosi a vicenda, il vecchio cavallo percepiva con nostalgia il profumo dell’erba, del prato a cui era costretto a rinunciare. Per mitigare la frustrazione temporanea del bisogno di natura, potrebbe essere utile e rilassante la visione di foto di ambienti naturali.
Dott. Fabio Coppola