Pasqua 2020. Le circostanze drammatiche che impediscono di vivere le tradizioni ed i riti non ci impediscono di riscoprire significati autentici nascosti dall’abitudine ma necessari per far prevalere quanto di bene
c’è in ogni donna ed in ogni uomo e diffonderlo nella società. Nel 1943, in piena Seconda Guerra Mondiale, don Primo Mazzolari, tracciava una pista spirituale e laica per ricostruire la vita dopo le macerie e scriveva: “Ci impegniamo noi e non gli altri, unicamente noi e non gli altri, né chi sta in alto, né chi sta in basso, né chi crede, né chi non crede. Ci impegniamo senza pretendere che altri s’impegnino, con noi o per suo conto, come noi o in altro modo. Ci impegniamo senza giudicare chi non s’impegna, senza accusare chi non s’impegna, senza condannare chi non s’impegna, senza disimpegnarci perché altri non s’impegna. Sappiamo di non poter nulla su alcuno né vogliamo forzar la mano ad alcuno, devoti come siamo e come intendiamo rimanere al libero movimento di ogni spirito più che al successo di noi stessi o dei nostri convincimenti (…) Il mondo si muove se noi ci muoviamo, si muta se noi ci mutiamo, si fa nuovo se qualcuno si fa nuova creatura, imbarbarisce se scateniamo la belva che è in ognuno di noi. L’ordine nuovo incomincia se qualcuno si sforza di divenire un uomo nuovo. La primavera incomincia con il primo fiore, la notte con la prima stella, il fiume con la prima goccia d’acqua, l’amore con il primo sogno (…) Ci impegniamo per trovare un senso alla vita, a questa vita, alla nostra vita, una ragione che non sia una delle tante ragioni che ben conosciamo e che non ci prendono il cuore, un utile che non sia una delle solite trappole generosamente offerte ai giovani dalla gente pratica. Si vive una volta sola e non vogliamo essere «giocati» in nome di nessun piccolo interesse. (…) Non ci interessa il successo né di noi né delle nostre idee, non ci interessa passare alla storia. Abbiamo il cuore giovane e ci fa paura il freddo della carta e dei marmi. Non c’interessa di apparire eroi o traditori davanti agli uomini, ma solo la fedeltà a noi stessi. Ci interessa perderci per qualche cosa o per qualcuno che rimarrà anche dopo che noi saremo passati e che costituisce la ragione del nostro ritrovarci. Ci interessa di portare un destino eterno nel tempo, di sentirci responsabili di tutto e di tutti. (…) Ci impegniamo non per riordinare il mondo, non per rifarlo su misura, ma per amarlo”. • Il testo è lo stesso pubblicato dalla Fondazione don Primo Mazzolari: www.fondazionemazzolari.it .Esistono diverse versioni di questo testo, tanto laico che alcuni pensando che non potesse essere di un prete l’hanno attribuito a Bertold Brecht con il titolo “Amiamo il mondo”. Questo testo, ispirato al Vangelo, profondamente laico, sembra mancare di una dimensione politica se rimane confinato nelle aspirazioni dei singoli. Condividerlo e sottoscriverlo è “impegnarsi insieme”, cioè farlo diventare politico. Consapevoli che sarà faticoso e non sarà facile costruire gli indispensabili nuovi percorsi economici, sociali, politici e culturali, pensiamo che il domani è nell’impegno ad amare questo mondo. E questo è possibile a tutti, singoli o comunità. E’ il solo modo per vivere con speranza fiduciosa e fraterna questo terribile momento.
Amiche e Amici della “Pasqua fuori dal tempio”
3404698212-3485123872