La risposta del Sindaco alla mozione di sfiducia dei 10 consiglieri del 7 maggio è politicamente schizofrenica: non vi è nessun cenno alle sue responsabilità per lo sfacelo amministrativo di cinque anni e anche continua a dispensare accuse al passato e alla “brama di potere di alcuni consiglieri”.
Verso la fine della sua risposta, però, tende una mano al dialogo per salvare la poltrona.
Sostiene che i risultati amministrativi di cinque anni sono stati modesti (direi molto scarsi!) a causa della “grave situazione ereditata dalle precedenti amministrazioni”: ma lui è stato l’artefice più longevo di quel passato. È amministratore da 20 anni continuativi (ha fatto l’assessore, il consigliere di maggioranza, di minoranza e il sindaco).
Infine ritiene che le critiche dei 10 consiglieri contenute nella mozione siano finalizzate a interessi elettorali. Ma lui è libero da questi interessi?
E tutta la sua visibilità cercata in questi mesi non è finalizzata a una ricandidatura per il secondo mandato?
Conosco quasi tutti i firmatari della mozione di sfiducia. Le loro ragioni, pur se espresse con ritardo, sono molto motivate e appaiono del tutto fondate. Il mezzo scelto è quello di chi, con la firma della mozione, sa di dover dare conto pubblicamente e con coerenza della scelta sofferta per una vera “svolta” non per i prossimi tre o quattro mesi ma per i prossimi 5 anni. E nessuno può giocare con le istituzioni. Verrebbe meno quella dignità senza la quale si cancella se stessi e non solo il passato, presente e futuro di un ente.
Scrivo perché la mozione sia occasione per innalzare il tono del dibattito politico locale. E questo senza interessi di sorta, con grande preoccupazione ma anche con tanto affetto per questo paese e con la grande libertà di chi ripete per l’ennesima volta, di non partecipare, in nessun ruolo, alla prossima tornata elettorale.
Antonio Greco