Articolo pubblicato Giovedì 21/09/2023 sul QUOTIDIANO DI PUGLIA
IL 22 AGOSTO 2023 è stato pubblicato sull’Albo pretorio del Comune di Veglie il Decreto del Ministero della Cultura, n. 272 del 04/08/2023, indirizzato anche al Comune di Nardò, che dichiara il VILLAGGIO DI MONTERUGA “sito di interesse culturale”[1].
Protagonista di questo provvedimento straordinario per la storia del Comune di Veglie è stata la Soprintendenza Archeologica, Belle arti e Paesaggio per le province di Brindisi e Lecce che ha avviato il procedimento il 03/04/2023, conclusosi con il Decreto Ministeriale. I motivi per cui il Villaggio di Monteruga presenta “interesse culturale particolarmente importante” sono contenuti in una relazione storico-artistica allegata al decreto, di cui riporto solo le conclusioni:
“Da anni il complesso architettonico versa in stato di abbandono. Oggi è una sorta di città fantasma del Salento, molto visitata e fotografata, ma il borgo rurale pur nelle sue contraddizioni, continua a rivestire un’importante testimonianza sul piano socio-identitario come forma organizzativa e comunitaria che ha permesso nel Novecento lo sviluppo e la modernizzazione dell’attività agricola in Arneo.
Per tutto quanto sopra esposto, considerata la valenza culturale intrinseca legata allo sviluppo rurale del territorio, considerato che l’impianto del villaggio è pressocché rimasto immutato, così come anche le tipologie edilizie prima descritte, il Villaggio Monteruga merita di essere sottoposto alle disposizioni di tutela dalla Parte Seconda del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio ai sensi del comma 3 lett. D) dell’art. 10 del dlgs 42/2004 e s.m.i.”.
La notizia del Decreto Ministeriale non ha avuto la diffusione dovuta.
Monteruga per molti estranei alla storia del luogo è solo “un villaggio fantasma”. Per molti vegliesi, invece, è stato vita vissuta, lavoro, fatica, storia scritta nella propria carne. Sono storia recente, di appena trent’anni fa: il traumatico passaggio dalla proprietà SEBI a un nuovo proprietario privato; il trauma dei licenziamenti e la lotta per il reintegro dell’agosto 1993; il consiglio comunale tematico nello stesso mese con la presenza del Sindaco di Nardò sulla occupazione dell’azienda da parte dei dipendenti licenziati, pur se con contratto a tempo indeterminato; la vertenza contro i licenziamenti spostata in Prefettura con l’assurda decisione del Presidente Confindustria Agricoltura Lecce di abbandonare il tavolo delle trattative a causa della presenza a quel tavolo del sindaco di Veglie; poi il ricorso al Tribunale contro i licenziamenti e, infine, il tragico epilogo dei licenziamenti con il conseguente abbandono completo del villaggio. In questi ultimi trent’anni, affacciati alla finestra degli eventi, i vegliesi hanno visto avvicendarsi nuovi proprietari (dal sig. Guarini a Masserie Salentine s.r.l) a dirigere un villaggio che con il trascorrere del tempo è stato abitato sempre più da spettri e fantasmi.
Sugli interessi per il Villaggio degli attuali proprietari si sa poco: circolano chiacchere e pettegolezzi, coloriti da remote velleità.
Ora, però, con il Decreto Ministeriale, abbiamo una certezza: il villaggio di Monteruga, pur rimanendo di proprietà privata, è sotto tutela dello Stato. Non potrà essere abbattuto e il suo riutilizzo ha una certa garanzia: dovrà essere una struttura rispettosa del passato del luogo. I limiti imposti dal vincolo su un Villaggio, di proprietà privata, sono stati imposti “allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti” (art. 42 della Costituzione). Il privato non può più fare quello che vuole del Villaggio e non può tenere in conto solo gli interessi propri. Dovrà raccordarsi, oltre alla storia passata, con la comunità vegliese e salentina.
Il merito del decreto ministeriale è da attribuire alle denunce di abbandono del Villaggio messe in atto dai mass-media provinciali, regionali e anche nazionali, che hanno spezzato il silenzio su quella realtà, ma soprattutto all’attenzione e alla sensibilità per i nostri beni culturali da parte della Sovrintendenza.
Ma se pur il Decreto da solo non basta per la valorizzazione del bene vincolato, questo non giustifica il silenzio che ha avvolto in questi mesi il provvedimento, anzi.
Se questi vincoli non sono condivisi, sostenuti e difesi dal territorio e dai suoi rappresentanti, il decreto può non esplicare i suoi effetti positivi, perché potrebbe spingere la proprietà a una intollerabile inerzia e incrementare abbandono e decadimento del Villaggio.
Innanzitutto, il Decreto non è esecutivo ed è soggetto ad eventuale ricorso. In questo caso, è importante che gli amministratori del Comune di Veglie e del Comune di Nardò prestino sostegno e vicinanza, nelle forme dovute, al Ministero e alla Sovrintendenza.
Inoltre, con il Decreto esecutivo, lo Stato, oltre a tutelare il bene, non può fare altro. Al territorio e ai suoi rappresentati spetta il controllo sociale e la pressione dal basso perché la proprietà privata ricerchi soluzioni dinamiche per la valorizzazione del bene. E, in caso di inerzia, spingere anche per un esproprio.
Il silenzio di questi mesi sull’intero procedimento non fa ben sperare. Politicamente è inspiegabile e, per i motivi sopradetti e per l’importanza del Villaggio, si fa rumoroso. Mancanza di sensibilità per il territorio e per la sua storia? Sciatteria e superficialità per i problemi di tutela del territorio?
È in gioco non una proprietà privata ma la storia passata e futura di un territorio-villaggio salentino vasto 1025 ettari.
Antonio Greco
Già sindaco di Veglie (Le)
[1] http://trasparenza.parsec326.it/repo/docs/L711/2000/2805564_ATT_000027881_22670.pdf