Lettera di un ammalato al personale di Rianimazione e Neurologia del “Vito Fazzi” di Lecce

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Non deve far notizia solo la malasanità, ma anche l’efficienza di quei reparti ospedalieri capaci di alleviare le sofferenze

Lettera al personale del reparto di Rianimazione e di Neurologia dell’Ospedale “Vito Fazzi” di Lecce

Alla c.a. DOTT. OTTAVIO NARRACCI

Giovedì 17 maggio, dopo tre giorni che accusavo affaticamento e stanchezza nell’articolare i più semplici movimenti e con la sensazione che durante la notte mi fosse venuta una paralisi, mi sono presentato al pronto soccorso.

Accolto con le attenzioni dovute al caso dal medico di guardia, Dott. Ciucci Agostino, dalla caposala Antonella Vergari e dalla Dott.ssa Marinella Marrazzi, vengo sottoposto ad esami ed accertamenti. Nel giro di qualche ora mi viene diagnosticata una malattia rara “che colpisce 1 o 2 casi per 100.000 individui all’anno, ma è la causa più comune di paralisi acuta non traumatica in tutto il mondo. La sindrome prende il nome dai medici francesi Georges Guillain e Jean Barré che la studiarono nel 1916”. E’ quanto sostiene Wikipedia.

Vengo ricoverato nel reparto di Neurologia e il Dott. Trianni Giorgio mi espone il decorso che avrebbe avuto la malattiae la terapia per contenerla e superarla. Rimango traumatizzato, ma nello stesso tempo sono fiducioso, ho la sensazione che sono nelle mani delle persone giuste.

Non sto a descrivere il calvario al quale la malattia ha sottoposto il mio corpo e la mia mente, né l’ansia, l’agitazione e l’angoscia dipinta sul volto dei miei familiari, nel vedermi immobile,privato della parola e intubato nel reparto di Rianimazione.

Queste righe hanno un’altra finalità, nascono dalla convinzione profonda di aver trovato all’interno della struttura ospedaliera, nel reparto di neurologia, in U.O. di RIANIMAZIONE e in cardiologia seguito dal Dott. Giovanni Milanese, nella difficile situazione di malato problematico, un ambiente accogliente, disponibile e pieno di calore umano. E allora sento il bisogno di testimoniarlo. Sento il desiderio di ringraziare in particolar modo il Dott. Catanese, Dott.ssa Torsello, Dott.ssa Strudà, Dott. Luca Leo e tutto il personale dagli operatori sanitari al primario, senza escludere nessuno e ripeto “nessuno” poiché nelle loro funzioni tutti hanno contribuito ad alleviare le sofferenze, le paure, le fragilità che una malattia così invasiva e devastante arreca.

Per quanto ho avuto modo di comprendere, a mia disposizione e a sostegno della mia famiglia, bisognosa di capire, ha operato un’ equipe ben coordinata.

Si è trattato da parte dei medici di competenze gestite con scrupolo e professionalità, mentre utili accortezze nel massaggiare il corpo immobilizzato, nell’alleviare la solitudine della malattia, parole di conforto e di speranza, sono state il sollievo quotidiano offerto dal personale paramedico.

Perché mai deve fare notizia la malasanità e non possono fare notizia le buone pratiche di un’efficiente servizio ospedaliero?

Sono più di quaranta giorni che sono in ospedale e il percorso volge al meglio, ma prima di andare via voglio insieme alla mia famiglia testimoniare la mia esperienza e ringraziare tutti.

Angeli dell’assistenza sanitaria? No, professionisti coscienziosi e seri, persone che hanno a cuore il loro lavoro e lo esercitano con serietà, convinti che dall’altra parte c’è chi soffre e che un comportamento riguardoso e delicato può fare la differenza,quanto la stessa terapia.

Grazie ancora e buon lavoro. Con stima e riconoscimento

Daniele Sabetta

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