IL CONTAGIO EMOTIVO

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“La paura si gestisce con l’accettazione dell’incertezza”

Nel 1956 durante l’affondamento del transatlantico Andrea Doria, durante l’abbandono della nave, un uomo per assicurare alla figlioletta un posto sulla scialuppa di salvataggio, la lanciò dal parapetto della nave. La bimba batté la testa, morì non per naufragio ma a causa del panico, che è l’emozione peggiore nella gestione delle emergenze.

Nel XXVII secolo anche il Salento affrontò la peste, senza gli strumenti della medicina moderna; il popolo attribuì la salvezza di Lecce a Sant’Oronzo, che divenne patrono della città sostituendo Santa Irene.

Prima della realizzazione dell’Acquedotto Pugliese, il più lungo al mondo, senza acqua corrente la Puglia fu la regione con le aspettative di vita più basse d’Italia. Bevendo acqua spesso contaminata e senza avvalersi dei farmaci attuali, la mortalità infantile fu altissima.

Il contagio prima di essere virale, è emotivo. L’eccesso di informazione di tv, stampa, internet, può generare panico, favorendo in alcune persone l’immaginazione di scenari apocalittici. In alcuni soggetti l’attenzione selettiva al proprio corpo porta a percepire sintomi inesistenti, oppure sotto soglia, interpretandoli in modo catastrofico.

In altri soggetti invece può avvenire il contrario. Ricevendo uno stimolo ansiogeno in modo ripetuto e prolungato, subentra l’assuefazione ad esso e l’ansia cala, arrivando a volte a sottovalutare i rischi reali. Un esempio per tutti è l’avvertenza del rischio di cancro sul pacchetto di sigarette, il soggetto non si spaventa più e fuma comunque.

Il coronavirus (COVID-19), argomento che ultimamente tiene banco ovunque, ha un tasso di mortalità di circa il 2% (fonte Organizzazione Mondiale della Sanità). Sicuramente provocherà meno vittime di incidenti stradali o cancro.

“Circa l’80% dei contagiati guarisce dalla malattia senza bisogno di cure speciali” (fonte Ministero della Salute).

Sicuramente bisogna seguire le indicazioni dei medici, degli epidemiologi, soprattutto per contenere l’epidemia e non contagiare gli anziani e altri soggetti già vulnerabili (es. il paziente diabetico, cardiopatico). Inoltre sarebbe forse rilassante immaginare che tra qualche mese saremo tutti al mare, ad affollare le spiagge, e più forti di prima. Sole, mare, granite e ballerine.

Infine, la paura si gestisce con l’accettazione dell’incertezza.

Veglie, 04/03/2020                                                                              

Dott. Fabio Coppola

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