Mancano ormai pochi giorni al via della campagna elettorale per definire la prossima amministrazione del comune di Veglie.
Ovviamente non mancheranno le solite espressioni di protagonismo, le promesse da marinaio, toni accesi e chi piĂ¹ ne ha ne metta, perchĂ© tanto l’espressione di voto che saremo chiamati a pronunciare nell’urna sarĂ l’ennesima delega in bianco.
La democrazia se non è partecipativa e quindi non prevede un controllo e un potere sanzionatorio da parte dell’elettorato anche durante il mandato dell’eletto rimane incompiuta e confinata in una oligarchia di potere.
Sarebbe bello quindi che la prossima amministrazione introducesse fin da subito il bilancio partecipativo, ossia un mezzo attraverso il quale l’insieme della cittadinanza potesse essere coinvolta nelle scelte di investimenti utili per migliorare e rilanciare il comune.
Personalmente ci credo poco, ma come si suol dire la speranza è sempre l’ultima a morire.
In questi giorni ho voluto tastare il polso della gente comune, quelle persone normali di cui la politica si ricorda solo per ottenere un voto in piĂ¹ ma che non ascolta.
L’ho fatto per capire quale sarebbe la prima necessitĂ a cui dare prioritĂ in questo comune.
Non è stato affatto sorprendente notare che è il lavoro.
C’è fame di lavoro non soltanto perchĂ© vi è poca offerta ma anche perchĂ© spesso e volentieri viene mal pagato, risulta precario e/o svolto in condizioni di assenza di sicurezza.
Ora i prossimi candidati potranno anche prometterci la luna e sono certo che diversi lo faranno senza esitare, ma se non si torna a mettere il lavoro come centralitĂ dell’azione politica, non si riuscirĂ ad invertire la decadenza apparentemente inarrestabile di Veglie.
Fermo restando che un ente pubblico non crea direttamente opportunitĂ di lavoro, puĂ² perĂ² attivarsi non poco affinchĂ© queste abbiano la possibilitĂ di sorgere partendo da un personale amministrativo in grado principalmente di:
progettare, promuovere e assistere il ritorno e/o l’estensione di attivitĂ produttive in loco
appoggiare l’avvio di startup di giovani o di donne avvalendosi di fondi regionali ed europei.
Se non vi sarĂ un incremento concreto di occasioni di lavoro a Veglie, è ovvio che proseguirĂ la diaspora verso il Nord e l’estero di giovani volonterosi, ovvero la parte migliore del paese.
E sarebbe il caso di evitare la generalizzazione di certi luoghi comuni del tipo “Non hanno voglia di lavorare”, perchĂ© se è vero che vi sono persone che non hanno voglia di impegnarsi, ve ne sono parecchie che non vi riescono anche perchĂ© le prospettive di crescita risultano sempre meno.
Operare principalmente con interventi di carattere infrastrutturale non basterĂ sicuramente ad invertire la tendenza in atto che si traduce in un progressivo calo demografico accompagnato da un invecchiamento della popolazione residente e un abbandono di abitazioni e zone residenziali, fonti di sicuro quanto immancabile degrado.
Di cattedrali nel deserto ve ne sono a iosa in Italia e quindi sarebbe il caso di evitare di costruirne altre.
L’ultimo DPCM ha previsto 5,2 mia di Euro di fondi da destinare agli enti locali.
Mi auguro che la prossima amministrazione cominci ad usarli ponendo il lavoro come punto centrale degli investimenti che intende fare per il bene dell’insieme della collettivitĂ vegliese perchĂ© solo così il paese potrĂ essere effettivamente rilanciato e ricominciare ad evolvere.
Yvan Rettore