Carissimi lettori e lettrici di Controvoci, oggi vi invito a leggere questo mio articolo che riguarda la Piazza Umberto I° di Veglie. Buona lettura.
Nella piazza ci sono molti monumenti: alcuni sono stati costruiti in epoche più recenti, mentre altri in epoche più remote.
I nostri bisnonni vegliesi ricordano “lu geusu ti mienzu la chiazza”, cioè l’albero di gelso che era situato al centro della piazza e che ormai è stato rimosso da forse più di 100 anni. Anticamente c’era anche un modo di dire tipico vegliese, che nominando “lu geusu” indicava una persona molto anziana o un oggetto molto antico. L’albero purtroppo non c’è più, però rimarrà sempre un ricordo per tutti i vegliesi.
Dovete sapere che in passato la nostra piazza si chiamava Piazza XX Settembre per ricordare l’entrata dei bersaglieri piemontesi a Roma nei pressi di Porta Pia nel 1870, poi, con l’uccisione di Re Umberto I avvenuta a Monza nel 1900, un amministratore del Comune di Veglie decise di chiamarla Piazza Umberto I° per ricordare lo scomparso sovrano.
La piazza Umberto I ha subito continui cambiamenti nel corso del tempo e la sua prima sistemazione stradale avvenne nel 1945.
Intorno al 2003 il sindaco dell’epoca decise di valorizzare la piazza rendendola più vivibile ai pedoni e la preesistente rotatoria venne eliminata.
Il primo monumento di cui vi parlo è il Palazzo Cacciatore, un bel palazzo che sorgeva tra i borghi di San Rocco e San Salvatore.
Esso è stato realizzato e abitato a fine 500 dai Bortone (antica famiglia di origine spagnola di cui del ramo vegliese non ci sono più tracce ) e modificato nell’età barocca. Il palazzo Cacciatore fu abitato anche dalla famiglia Sternatia, anch’essa di origine spagnola, poi dai Quarta, dalla famiglia nobile genovese Squarciafico e infine fu acquistato dalla famiglia Cacciatore, famiglia da cui prende il nome il palazzo nel 1702.
Il palazzo è costruito in stile barocco e contiene uno scalone interno. All’esterno ci sono delle finestre impreziosite da cornici.
All’esterno, sul prospetto che si affaccia sulla piazza, ci sono due balconi. Il palazzo inoltre è citato da Girolamo Marciano nella sua “Descrizione di Terra d’Otranto”.
Gli edifici davanti al Palazzo Cacciatore comprendevano l’opera difensiva che proteggeva Veglie, ovvero il Rivellino, a cui era attaccata Porta Vecchia.
In Piazza Umberto I° oltre al Palazzo Cacciatore esiste il Palazzo Verrienti,
un palazzo costruito e voluto nel 1875 da Cosimo Verrienti, successivamente ereditato dal figlio Monsignor Adolfo Verrienti, ( vescovo dal 1910).
In seguito il palazzo fu dato alle Suore d’Ivrea che lo abitarono per molto tempo realizzando all’ interno una scuola dell’infanzia.
In piazza c’è anche la Fontana Monumentale realizzata dai fratelli Peluso di Lecce nel 1932.
L’unica chiesa presente in Piazza Umberto I° è la Chiesetta della Madonna delle Grazie, una piccola chiesa realizzata nel 1602 a ridosso delle antiche mura e sulle rovine di un vecchio santuario dedicato al Crocifisso. All’interno è presente un pavimento a mosaico molto colorato e un’immagine della Madonna delle Grazie.
Anticamente la chiesa era frequentata prevalentemente dagli uomini.
Nella nostra piazza in passato c’era il municipio, purtroppo però fu demolito nel 1960 e adesso sono rimasti alcuni uffici comunali e i bagni pubblici ed è stata costruita la torre dell’orologio. Per tanti anni l’edificio arancione accanto alla torre dell’orologio è stato usato come sede della Polizia Municipale di Veglie.
Il municipio in seguito è stato costruito presso il Parco delle Rimembranze a fine anni settanta.
CENNI SUI PERSONAGGI NARRATI
COSIMO VERRIENTI. Nato a Veglie, divenne avvocato e fu sindaco di Veglie per ben 5 volte.
ADOLFO VERRIENTI. Nato a Veglie nel 1871 dall’avvocato Cosimo Verrienti e da Donna Luisa Mortari.
Egli è stato Vescovo Titolare di Calinda e Prelato delle Chiese Palatine di Altamura e Acquaviva delle Fonti. Morì nel 1932.
GIROLAMO MARCIANO. Nato a Leverano nel 1571 fu un medico, naturalista e letterato. Egli scrisse dei libri famosi come la “Descrizione di Terra d’Otranto”. Fu anche sindaco di Leverano nel 1627. Morì nel 1628.
Dedico questo articolo a mio nonno Tonino che frequentava spesso la piazza.
Marco Pio Patera