IVAN RETTORE: “FASCISMO IN SALENTO: LA MANCANZA DI UNA ESPERIENZA STORICA”

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Nel Salento, l’Estrema Destra ha da sempre una diffusione molto marcata e significativa e le manifestazioni nemmeno tanto velate di nostalgia e di simpatia nei confronti del Ventennio non sono mai state poche.

Anzi.

Da veneto quale sono mi sono chiesto perché e la risposta ritengo sia da ricercarsi nel fatto che il secondo conflitto mondiale ha toccato questa terra in modo molto più marginale rispetto a quanto accaduto nei territori della Repubblica Sociale Italiana e più in generale nel Nord del Paese.

Al di fuori dei dissidenti mandati a confino, della tragedia degli Internati Militari Italiani, dei militari caduti al fronte e di alcuni episodi isolati, la ferocia della repressione nazifascista in questi lidi risultò praticamente inesistente.

Altrettanto non si può dire del Nord in cui la guerra civile fu tremenda e devastò paesi e regioni intere per anni.

Bombardamenti, fucilazioni, torture, rastrellamenti e massacri furono la regola anziché l’eccezione tant’è vero che è davvero difficile trovare in quelle zone famiglie che non abbiano avuto vittime causate direttamente o indirettamente dal nazifascismo.

Non c’è un paese in cui non vi siano croci, piazze e monumenti a ricordare l’orrore di ciò che fu quel periodo per le popolazioni ivi presenti.

L’assenza di questa esperienza e la dimensione piuttosto precaria della diffusione della memoria storica di quegli anni ha fatto sì che nel Salento diverse (direi troppe) persone abbiano finito con l’idealizzare il fascismo giungendo perfino ad affermare spesso e volentieri che in fondo Mussolini aveva fatto anche delle cose giuste e che la sua dittatura era stata piuttosto benigna.

Ritengo naturalmente queste esternazioni offensive nei confronti dei tanti, troppi martiri e vittime innocenti non soltanto della Seconda Guerra Mondiale ma anche del Ventennio stesso (in cui la maggior parte della gente non viveva affatto bene e povertà e miseria erano piuttosto diffuse in tutto il Paese).

Quindi si è purtroppo diffusa e imposta la convinzione che tutto sommato il fascismo sia stato un bene per il Paese e che si può tranquillamente sposarne i principi come se nulla (o quasi) fosse accaduto.

Coloro che ancora oggi si sentono orgogliosi di essere fascisti, ovviamente evitano di informarsi in modo esauriente su cosa abbia rappresentato veramente il fascismo per l’Italia e per il mondo e pur di mantenere in auge le loro posizioni si accaniscono nel negare la realtà dei fatti o addirittura la ignorano del tutto.

Questo perché una conoscenza autentica e genuina dei fatti (e non soltanto di una parte di essi) rischierebbe di mandare in frantumi la loro fede (apparentemente incrollabile) in una ideologia che in modo del tutto incontestabile è stata una sciagura assolutamente distruttiva per il mondo intero.

Come si suole dire, i fatti parlano da soli.

Sarebbe ora che se ne facessero una ragione e che anche in questa meravigliosa terra si voltasse finalmente pagina guardando ad un futuro in cui qualsiasi forma di totalitarismo (non soltanto quello nazifascista) non trovi mai più terreno fertile nella mente della gente che ci vive.

Concludo affermando quanto segue: “Il contrario di fascismo non è comunismo. Ma libertà e democrazia.”

Yvan Rettore  

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