“IL SOLDATO SPACCONE” (Miles Gloriosus di Tito Maccio Plauto)

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Domenica 20 Luglio 2014 alle ore 21.00 andrà in scena, presso il convento dei Francescani, lo spettacolo di fine corso del laboratorio teatrale organizzato dalla Proloco di Veglie e diretto da Giuseppe Miggiano ed Ester De Vitis della Compagnia Teatrale Calandra di Tuglie. Attori (in ordine alfabetico): Anna ARNESANO, Tonio CALCAGNILE, Giuseppe CALCAGNILE, Mauro CALDARARO, Daniela CAPUTO, Angela CASTELLANO, Mirella D’AMATO, Anna FRASSANITO, Giovanna LANZA, Emanuela MARIANO, Franca PIERRI, Marcella POSI, Maripina POSI, Daniela SABATO, Maria SABATO, Elisa STIFANELLI, Salvatore STIFANELLI. Costumi: Maria SABATO. Ricerca Musicale: Giuseppe CALCAGNILE.

 

Miles gloriosus (Il soldato fanfarone anche tradotto Il soldato millantatore, Il soldato vanaglorioso o il soldato spaccone) è una commedia scritta dall’autore latino Plauto tra la fine del III e l’inizio del II secolo a.C. Il titolo è riferito al soldato Pirgopolinice, un millantatore vanaglorioso, noto per le sue spropositate e infondate vanterie. Ma il soldato verrà punito dal solito servo furbo che, alleato con altri personaggi, permetterà alla ragazza, rapita dal soldato, di ricongiungersi con il suo padrone. È una delle 21 commedie di Plauto pervenute fino a noi. Protagonista è un soldato fanfarone, Pirgopolinice, che ha rapito una ragazza, amata da un altro. La commedia mette in scena una ben congegnata beffa nella quale, con l’aiuto di uno schiavo furbo, una prostituta viene fatta passare per moglie di Periplecomeno e innamorata di Pirgopolinice. Convinto di aver fatto una grossa conquista, il soldato lascia libera la ragazza rapita. Al momento buono, però, Periplecomeno, protestandosi offeso, fa bastonare il soldato dai propri servi. L’opera è considerata uno dei capolavori di Plauto. È la commedia più lunga di Plauto (1437 versi), quella più ricca di dialoghi e una di quelle con il maggior numero di personaggi. Fu il primo autore latino ad accostarsi a un genere letterario, la “fabula palliata”, cioè una commedia di ambientazione greca. Il “Milus Gloriusos”  ha un intreccio tipico della commedia di Plauto: l’ambientazione è la Grecia, ma i personaggi hanno caratteristiche più romane che greche. Le figure che appaiono nelle commedie sono figure costanti e anche le trame sono piuttosto costanti: iniziano con un danno iniziale provocato dall’antagonista che di solito rapisce la donna amata dall’adulescens, l’inganno architettato dal servus callidus, la sconfitta dell’antagonista e il lieto fine della commedia. L’antagonista è Pirgopolinice, un militare al soldo del re Seleuco; è un fanfarone che si vanta di grandi imprese mai compiute, spacciandosi per giunta per gran seduttore: un conquistatore immaginario di nemici e di donne, prontamente smentito dagli avvenimenti dell’opera. Dice di essere il nipote di Venere, e questo spiegherebbe il suo grande fascino. Il suo stesso nome è un composto greco che significa: “vincitore di città turrite”. Il Miles Gloriosus è una delle più memorabili figure del teatro plautino, anche se è di derivazione ellenistica. Tuttavia Plauto presenta una figura di questa maschera completamente innovata rispetto al modello ellenistico, dove dietro la figura del mercenario greco, si può scorgere il profilo del Miles Romano. Questa maschera è usata frequentemente da Plauto nelle sue commedia, tuttavia, solo in questa commedia svolge il ruolo di protagonista; inoltre lo stereotipo del soldato fanfarone ha avuto un grande successo anche ne teatro moderno, soprattutto nella maschera della commedia dell’arte di Capitan Fracassa. Scopo delle commedie plautine, ed in particolare del “Miles Gloriosus”, è la risata: le commedie dovevano insegnare e divertire, erano il sollazzo della plebe romana dopo il “panem” ed il “circenses” (dal detto popolare “panem et circenses” che significa “dare da vivere e da divertirsi”). Essendo il “Miles Gloriosus” una palliata e  sebbene fondi quindi le sue radici nella cultura greca, lo scrittore critica le impertinenze proprie del sistema latino come, ad esempio, l’ignoranza che era diffusa non solo tra il popolo, ma nell’intera società. Il teatro assunse quindi un importantissimo valore di comunicazione e di educazione per le masse popolari che non sapevano né leggere né scrivere.

 

(notizie tratte dal web)

 

 

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