Venerdì 26 febbraio 2016 si è tenuto nell’aula “San Giovanni Paolo II” presso la Chiesa “Immacolata di Lourdes”, l’incontro/dibattito “IL DISAGIO GIOVANILE NEL TEMPO DEI SOCIAL. Quando gli “amici” di facebook non ti salvano la vita” alla presenza di don Fernando Paladini (parroco), della dott.ssa Stefania Greco (psicoterapeuta), del M° Matteo De Luca (Comandante della stazione dei Carabinieri di Veglie) e di
numerosi genitori.
L’incontro/dibattito mi ha dato l’opportunità innanzitutto di riflettere maggiormente sul mio vissuto e di arricchire sempre più il mio bagaglio culturale.
Quando mi capita personalmente di riflettere da solo e/o discutere in gruppo su temi “scottanti” come questo, mi pongo non pochi interrogativi; il primo interrogativo che mi pongo non è cos’è ma come affrontare tale disagio/problematica.
Parlando del disagio giovanile – in generale – oggi molti giovani faticano a coronare il proprio progetto di vita, sono sempre di più oggetto e soggetti di un eccesso di consumo e destinatari di una quantità di messaggi davvero preoccupante.
I giovani, spesso, esprimono in modo forte il bisogno primario di essere ascoltati; spesso non è facile stabilire una vera relazione con gli altri, in particolare con i giovani, ma – una volta che questa relazione si è instaurata – rappresenta una porta attraverso la quale è possibile far passare valori importanti per tutti, quali: la solidarietà, il rispetto reciproco e l’amore vicendevole.
Permettetemi di concentrare la mia, vostra attenzione su un fattore che – secondo un mio modesto parere – sta alla base dell’insorgenza del maggior numero di situazioni di disagio giovanile: la fragilità della famiglia, la carenza di una relazione accrescitiva tra genitori, adulti e giovani.
Si tratta di capovolgere il punto di osservazione della riflessione sui giovani, mettendoli al centro dell’attenzione non più come responsabili di atteggiamenti distorti ma come vittime della mancanza di dialogo e ascolto da parte dei propri genitori, degli adulti.
I giovani devono essere aiutati a sviluppare capacità di relazione. È infatti nella relazione con l’altro che è possibile recuperare la capacità progettuale, la capacità di costruire il proprio futuro; in una sola parola: creare la propria identità come persona.
È nella relazione che i giovani possono ritrovare il senso della sfida, ritrovare il bisogno di puntare in alto; per aiutare i giovani a ricostruire capacità di relazione, è necessario agire sugli adulti che sappiano fornire loro tutto il sostegno, comunicare loro tutto il loro amore…c’è bisogno di adulti che sappiano essere testimoni credibili, capaci di aiutare i giovani a prendere in mano la propria “bussola” per orientarsi nell’infinito mare – qual è la Vita – a volte in tempesta, sapendo che al loro fianco ci sono capitani capaci di tracciare la rotta sicura per dar vita così a un modello di vita più sano su cui fondare l’umana convivenza.
Concludendo, voglio consegnare a ciascuno di voi giovani e non solo, un mio augurio personale.
“La vita è come una commedia, non importa quanto è lunga ma come è recitata” (Seneca)
“La vita e i sogni sono fogli di uno stesso libro: leggerli in ordine è vivere, sfogliarli a caso è sognare” (Arthur Schopenhauer)
AMATE LA VITA
Amate la vita così com’è,
amatela quando vi amano o quando vi odiano,
amatela nella piena felicità,
quando vi sentite forti o quando vi sentite deboli,
amatela quando avete paura o quando avete coraggio…
ma non amate mai senza amore,
non vivete mai senza vita. (Madre Teresa di Calcutta)
Vi auguro di percorrere la strada della Vita, con la forza e la fiducia in questo meraviglioso Dono.
Andrea COPPOLA